Un ecosistema stabile
L’ecosistema dell’uliveto è più stabile rispetto ad altri ecosistemi agricoli, sia rispetto a quelli erbacei, come i campi di mais o di girasole, sia a quelli arborei, come i frutteti di melo, che lo stesso Plinio cita tra gli alberi da frutto meno longevi. Il motivo di questa stabilità è dovuto al fatto che l’ulivo è una pianta longeva e coltivata nel bacino del Mediterraneo da millenni. Prova ne sia che la flora degli uliveti presenta delle somiglianze eccezionali con quelle degli ecosistemi mediterranei.
Il fatto che la forma selvatica dell’ulivo, l’olivastro, dia il nome ad una comunità boschiva naturale, l’oleo-carrubeto, ne è una ulteriore testimonianza. Questa stabilità fa sì che negli uliveti la quantità immobilizzata di CO2, il principale dei gas serra cui sono dovuti i cambiamenti climatici più recenti, sia relativamente maggiore, in quanto più basse sono le emissioni di carbonio e più lenta la mineralizzazione della sostanza organica.
In un uliveto italiano di 12-16 anni d’età, irrigato e gestito in modo intensivo, è stato misurato un bilancio positivo nello scambio di carbonio con l’atmosfera, pari a 13,45-11,60 tonnellate di carbonio per ettaro per anno (t(C)/ha/y)4. Altri studi hanno segnalato una quantità di CO2 immobilizzata inferiore, variabile tra 2,74 e 9,54 t(C)/ha/y, rispettivamente, per un uliveto giovane ed uno maturo5. In campi di frumento e di girasoli, invece, sono stati misurati bilanci, rispettivamente, negativi, di -3,69 ± 0,33 t(C)/ha/y e solo lievemente positivi, di 0,28 ± 0,18 t(C)/ha/y6.
La numerosità di piante che vegetano negli uliveti assicura un altrettanto notevole numerosità di habitat per la fauna selvatica. Negli uliveti dell’Egeo state contate un centinaio di specie fitofaghe, 15 classi e oltre 100 famiglie di insetti, 31 specie di uccelli e oltre 12 specie di mammiferi. Si è costruita, col tempo, una rete alimentare di interazioni fra l’ulivo e questi animali. In Portogallo, nel suolo di un uliveto di 5 ettari, sono stati contati, sebbene non tutti strettamente dipendenti dall’ulivo, ben 12.937 artropodi, numericamente dominati dalle formiche. Infine, essendo gli ulivi alberi sempreverdi, forniscono, durante tutto l’inverno, un nutrimento di alto contenuto energetico agli animali.
Questo testo è un estratto da “L’ulivo e l’olio: una storia di coltura e natura” scritto da Tommaso Sitzia e tratto dal Quarto capitolo del libro “Una famiglia per l’olio” di Cristina e Federico Santagata in occasione dei 110 anni della loro azienda, pubblicato da Olio Officina Edizioni.