Uliveti e atmosfera
Il Consiglio Oleicolo Internazionale, organizzazione internazionale intergovernativa per lo sviluppo responsabile e sostenibile dell’olivo, ha presentato, nel 2016, alla XXII Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, una relazione sulle più recenti ricerche sulla sostenibilità della produzione di olio d’oliva. La stessa Unione Europea sta cercando di orientare l’olivicoltura verso il mercato e l’erogazione di servizi ecosistemici che comprendano, oltre al prodotto alimentare, anche altri fondamentali servizi per la comunità, come il controllo delle emissioni di gas serra e del clima, la conservazione delle risorse idriche, la trasformazione dei nutrienti del suolo, la conservazione della biodiversità e del paesaggio.
Secondo i più recenti dati della FAO, la superficie mondiale degli uliveti è di 10 milioni di ettari, di cui oltre l’80% si trovano nel Mediterraneo. L’estensione degli uliveti mediterranei è dunque tale da attribuire ad essi un’importanza fondamentale nel mitigare le emissioni di CO2 nell’atmosfera, attraverso la fissazione del carbonio e la conservazione del suolo, e nell’erogazione dei servizi ecosistemici, a patto che siano adottate tecniche colturali rispettose dell’ambiente.
I tempi sono ormai maturi perché il consumatore si renda partecipe, con tutti gli attori della filiera dell’olio di oliva, dagli olivicoltori ai commercianti, di questo processo virtuoso.
Questo testo è un estratto da “L’ulivo e l’olio: una storia di coltura e natura” scritto da Tommaso Sitzia e tratto dal Quarto capitolo del libro “Una famiglia per l’olio” di Cristina e Federico Santagata in occasione dei 110 anni della loro azienda, pubblicato da Olio Officina Edizioni.