Da storytelling a storydoing

Da storytelling a storydoing

25 milioni di italiani ogni giorno sono su Facebook. Per l’80% navigano con il telefono per il 20 attraverso il PC: essere capaci di usare il linguaggio web diventa la discriminante per influire sul consumatore” (Valerio Perego, al 2° Food Forum di Genova). Il ruolo dei social e in particolare di Facebook e di Instagram e la curiosità del consumatore hanno fatto crescere a dismisura l’importanza del “racconto” di sé e del prodotto. La fascinazione e la potenza delle immagini sono diventate il cuore delle tecniche tradizionali di marketing e comunicazione ma non necessariamente generano fidelizzazione. Alla lunga le persone lo confinano ad un modo stantio e simbolico di dire le cose o addirittura viene interpretato come un tentativo di manipolazione. Da qui la necessità di trovare, in particolare da parte delle aziende del food, forme nuove di relazione coinvolgente in grado di aiutare e stimolare le persone nella loro vita quotidiana e dallo storytelling si passa allo storydoing: “Non raccontarmi storie affascinanti lontane dalla mia realtà, ma dimmi cosa fai!”.

Oltre ai prodotti con le loro caratteristiche, nello storydoing contano trasparenza e valori e la capacità di essere in sintonia con i fremiti della mobilitazione sociale e civile (la cultura alimentare e la qualità della vita, una produzione armonica con il rispetto dell’ambiente).

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